La notizia è di questi giorni: la Germania ha deciso di investire 500 milioni di euro per migliorare i sistemi di ventilazione negli edifici pubblici allo scopo di potenziare le strategie messe in atto per rallentare la diffusione del coronavirus.
Obiettivo del governo tedesco non è tanto installare nuovi sistemi di ventilazione che risulterebbero troppo costosi, quanto migliorare quelli esistenti nei teatri, nei musei e in altri luoghi pubblici. Nelle scuole, che invece spesso sono prive di sistemi di ventilazione, i fondi del governo saranno utilizzati per acquistare dei depuratori d’aria mobili.
D’altronde, pare che l’argomento sia un tema caldo anche alle nostre latitudini: secondo una ricerca di GFK, nel post Covid gli italiani sono sempre più attenti, oltre che ai consumi energetici degli elettrodomestici, anche alla qualità dell’aria all’interno degli ambienti chiusi.
Com’è noto infatti, sempre più studi affermano che la trasmissione del nuovo coronavirus avvenga con più facilità nei luoghi chiusi con limitata ventilazione e con un tempo di permanenza elevato, poiché se è vero che il principale veicolo della diffusione virale sono i droplets – ovvero le goccioline emesse dalle persone infette quando tossiscono o starnutiscono – alcune evidenze dicono che anche le particelle di aerosol emesse quando si parla, si canta o semplicemente si respira rimangono in sospensione in aria per diverse decine di minuti e perfino ore, aumentando la concentrazione di virus nelle stanze poco areate.
Il distanziamento dunque rimane una misura necessaria per evitare di entrare in contatto con i droplets e le alte concentrazioni di aerosol in prossimità del soggetto infetto, ma la mascherina serve anche per prevenire la possibile la trasmissione via aerosol su distanze maggiori in ambienti chiusi, perché le particelle in sospensione prima di evaporare si spostano anche di due metri.
Secondo Giorgio Buonanno, professore ordinario di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane intervistato dal Corriere, da questo punto di vista le mascherine chirurgiche non sono abbastanza: riducono la possibilità di contagio da aerosol, ma non in modo decisivo perché non nascono in modo specifico per particelle di quelle dimensioni, a differenza dei filtri facciali FFP2, FFP3, N95 che invece offrono maggiore protezione.
Dopo un curioso dietrofront anche i CDC, Centers for Disease Control and Prevention statunitensi, proprio all’inizio di ottobre hanno dichiarato che, specialmente in spazi chiusi senza adeguata ventilazione, la trasmissione per via aerea avviene, poiché esistono evidenze che in certe condizioni persone con Covid-19 abbiano infettato altri che stavano oltre 1,8 metri di distanza, sia quando lo spazio era condiviso nello stesso momento sia quando la persona infetta aveva appena lasciato il locale poco areato.
Va nella stessa direzione anche lo studio pubblicato proprio in questi giorni da El Pais, che ha simulato le probabilità di contagio in una stanza, un bar e una classe: in tutti i casi, indipendentemente dalla distanza tra le persone sane e quella contagiata, dopo qualche ora di permanenza ne escono tutti infetti (se NON usano le mascherine e NON arieggiano la stanza) o quasi tutti (se usano le mascherine e NON arieggiano la stanza).
Se invece, oltre a distanziamento e mascherine, dimezzano il tempo di permanenza (da 4 ore a 2 ore) e adottano anche la buona abitudine di ventilare la stanza tramite finestre o sistemi appositi, le possibilità di contagio scendono drasticamente, quasi a zero
LA SOLUZIONE TEDESCA
Una dinamica che riguarda anche la trasmissione di altri virus respiratori, la cui incidenza infatti aumenta nei mesi invernali, quando le persone trascorrono molto più tempo al chiuso, in luoghi non adeguatamente arieggiati. D’altronde, in Germania la ventilazione delle stanze rientra tra le misure ufficiali caldeggiate dal governo per prevenire il Covid, ed era un’abitudine diffusa anche prima della pandemia.
Le linee guida del governo tedesco per affrontare il virus infatti si sintetizzano nell’acronimo AHACL, che sta per distanziamento (Abstand), igiene (Hygiene), utilizzo delle mascherine (Alltagmaske), uso dell’app di tracciamento nazionale (Corona-Warn-App) e Lüften, ovvero areazione delle stanze. Una misura appoggiata anche dal gruppo di esperti che recentemente ha ribadito l’importanza di arieggiare le aule ogni 15-20 minuti, per cinque minuti in primavera e autunno e per tre minuti in inverno, nonostante ciò faccia precipitare le temperature in classe.
Per ovviare al problema dunque, ecco spiegata la scelta di investire sulla ventilazione forzata, specialmente per quelle scuole dove le finestre delle aule non si aprono per scelta progettuale. Secondo la testata bavarese BR24, i purificatori d’aria mobili costano 2.000 euro l’uno e sono in grado di purificare l’aria di una stanza nel giro di pochi minuti.
PURIFICATORI: UNA SOLUZIONE EFFICACE?
Al netto delle nuove evidenze e degli studi ancora in corso circa il contagio per via aerea (il ruolo della ventilazione degli ambienti nella diffusione della malattia non è stato ancora completamente chiarito) in molti si sono interrogati sull’utilità dei purificatori d’aria in commercio e sulla possibilità di acquistarne uno, seguendo l’esempio della Germania.
La premessa necessaria è che nessun purificatore può sostituire le misure di prevenzione già consigliate, cioè il distanziamento fisico, l’uso della mascherina e l’igiene delle mani. Come ha detto l’epidemiologa Eleanor Murray della Boston University, è più pratico agire sulle cause che sugli effetti, e dunque “un purificatore d’aria non sarà mai efficace quanto evitare di avere un gruppo di persone chiuse nello stesso posto” (quindi non è la soluzione per iniziare a fare grandi inviti a casa, per esempio).
Ciò detto, i purificatori possono fare la loro parte in luoghi dove la ventilazione è poco efficiente, in cui magari non è possibile arieggiare le stanze spesso aprendo le finestre, e in cui molte persone si ritrovano insieme per diverso tempo. Le componenti presenti nell’aria che impattano di più sulla salute sono i COV (composti organici volatili) e il PM (particolato, sostanze sospese nell’aria con diametro fino a mezzo millimetro) fine e ultrafine.
Per ripulire l’aria da queste particelle, i purificatori devono avere filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air Filter), i quali hanno ottenuto una certificazione da un ente scientifico terzo pubblico. Sono gli stessi usati nei sistemi di ventilazione degli ospedali e degli aerei e molti esperti ne sostengono l’utilità, fosse anche solo per il semplice fatto di purificare l’aria (e le particelle in sospensione presenti) con efficienza e velocità.
Joseph Allen, direttore del centro che studia i rischi per la salute all’interno degli edifici dell’Università di Harvard, ha sintetizzato la questione in questi termini: “Il dato scientifico è abbastanza chiaro: i purificatori portatili dotati di un filtro HEPA e proporzionati alle dimensioni della stanza possono catturare fino al 99,97% di particelle in sospensione”.
In una casa normale, ci potrebbero volere due o tre ore per cambiare completamente l’aria, mentre un depuratore è in grado di purificarla fino a sei volte in un’ora. Ovviamente, se l’acquisto valga la pena o no dipende molto dalle singole esigenze: se si sta sempre nello stesso nucleo di persone che hanno pochi contatti con l’esterno e arieggiare non è un problema, probabilmente non ce n’è necessità (a meno di particolari allergie, per cui un purificatore può tornare sempre utile).
Diverso è il caso per gli ambienti in cui la ventilazione è più difficoltosa, magari lavorativi; ed è questo in fondo ciò che sta facendo il governo tedesco, migliorando la ventilazione di luoghi pubblici e scuole. Anche noi in redazione abbiamo iniziato a usare un paio di purificatori d’aria: uno è il Dyson Pure Humidify+Cool che fa anche da umidificatore, l’altro è il Mi Air Purifier 3 di Xiaomi.
L’importante, se si decide di acquistarne uno, è ricordare che i filtri trattengono le particelle e perciò bisogna prestare particolare attenzione nella loro pulizia, usando guanti e mascherina e buttando immediatamente il filtro nella spazzatura, ben chiuso in un sacchetto