Anche Pettorazza ordina di non irrigare i campi con le acque dell’Adige. L’Ulss 5: “Un provvedimento spot”
Salmonella nell’Adige: massima allerta a Padova, Polesine “dimenticato”
Incredibile difformità dovuta alla democrazia, perplessità a San Martino e Lusia, tocca ai sindaci attivarsi. Si sono immediatamente mobilitati
La salmonella è un batterio che può derivare da tanti fattori molto comuni nei fiumi che racchiudono la provincia di Rovigo: “La causa può essere un uccello, gli animali che vivono nell’acqua e defecano lì, o anche casualmente la presenza estemporanea di concimazioni dei terreni in cui vengono sparsi liquami, tipici delle colture biologiche. Può derivare da un’irrigazione o da una pioggia”.
Il direttore sanitario dell’Ulss 5 Edgardo Contato parte da questa non rassicurante premessa per dire che la carica di salmonella riscontrata nel fiume Adige – in ritardo rispetto ai vicinissimi comuni al di là del Fiume nel Padovano e a Cavarzere – è più comune di quanto si pensi.
Il ritardo con cui l’Ulss 5 ha agito, per il direttore sanitario è spiegato con i “tempi tecnici per riscontrare il batterio nelle acque analizzate. Ma l’esperto della sanità polesana chiarisce: “Noi viviamo in un ambiente pieno di microorganismi e lieviti. Spesso nel corpo umano – che in genere si sa difendere – questi microorganismi tendenzialmente patogeni sono espressi ma senza essere nocivi”. Ma potrebbero esserlo per molti esseri umani, soprattutto fragili.
Ecco che la prima misura da seguire sempre, è “lavare frutta e verdura a foglia larga con molta cura”, ricorda Contato. Mentre il provvedimento di questi giorni del divieto di irrigare i campi con le acque del fiume, “è un provvedimento estemporaneo, di tutela estrema, adottato per evitare fraintendimenti con i cittadini, insomma, di estrema ratio. Altro provvedimento che tutela i cittadini è la non balneabilità dell’Adige. Per il resto, la salmonella può essere nelle uova e nelle carni”.
Ma insieme alla Regione, dopo l’emergenza salmonella riscontrata in questi giorni, le Ulss coinvolte stanno affrontando con la Regione una “procedura standard per tutelare al massimo la frutta e la verdura che producono i nostri campi e attivare procedure corrette per la valutazione dei campioni”.